Liberi e forti

“E SI PARTE PER UN VIAGGIO SENZA META, DOVE NON SI VEDE LA FINE…” (Sergio Borsato)

Ho sempre pensato che la mia vita potesse avere significato se anche quella degli altri l’avessero avuto e se vogliamo a tutti i costi dare un’etichetta alla mia “attività di Chansonier”, allora diciamo pure che sono un cantautore (cantastorie? Menestrello? Bardo?), compositore melodista, che ha cercato sempre di dare voce e dignità ai “relitti “della società, perchè vedevo ardere in loro il fuoco della vita e nei loro occhi la voglia di riscatto.

Ho sempre manifestato il desiderio di fondere la mia esistenza con quella delle creature più umili e deboli,  quelle ai margini della cosiddetta  “Alta Società” e da cui, chi la compone, si tiene alla larga. Scrutando e raccontando questo mondo di “sotto” e cercando di avvicinare i soggetti che lo compongono e vivono, ho potuto scorgere e rivelare verità nascoste.

IO….CHI SONO IO?

Molti mi chiedono quali sono le mie influenze musicali. Ho seguito, negli anni, due scuole. La prima, di sicuro più conosciuta, quella nordamericana della trinità Bob Dylan-Leonard Cohen-Joni Mitchell. La seconda, quella più antica, sofisticata e politicizzata è quella francofona che fa capo a un altro grande trio: Georges Brassens – Leo Ferré – Jacques Brel.
Per capirci: cesellatori di vissuto, menestrelli e foto-musicanti (scusate il neologismo), che valgono per la nostra tromba di eustachio, quanto vale un quadro di Van Gogh o di Monet al bulbo oculare. Almeno….. per chi ama un certo tipo di  musica.

Nelle mie canzoni ho sempre parlato di temi capitali quali l’amore, la morte e l’anarchia, cercando di dipingere un quadro musicale che potesse in qualche modo destare l’attenzione di chi lo vede-ascolta, cioè, voglio dire………di far meditare le persone sulle increspature dell’esistenza.

Ho iniziato questa avventura musicale in un tempo dove si ascoltava roba buona, dal cantautorato, al Rock Progressive, dalle canzoni della west coast, al folk che racconta i territori del mondo, avvicinandomi in punta di piedi, in ossequioso rispetto per tutte quelle armonie, parole e pensieri regalati al mondo, da geni assoluti, da scultori delle armonie e pittori di anime (Soul Painters) e di emozioni.

Subito dopo le scuole elementari ho cominciato con le prime esperienze poetiche, un miscuglio disordinato di parole d’amore che seguivano l’innamoramento per l’una o l’altra ragazzina del momento; funzionava ve lo garantisco. E per dar leva e forza a queste liriche adolescenziali, rafforzavo il tutto con qualche melodia e giro di accordi alla chitarra, da cantare e suonare durante i tramonti d’estate, passati sule rive del fiume, o in qualche “esotica” spiaggia lungo il litorale adriatico tra il Veneto e la Romagna.

Qualche anno dopo, fine 1979 primi anni 80, si consuma l’apprendistato “poetico-musicale” e si staglia, all’orizzonte, il periodo delle curiosità politiche. Frequenta circoli autonomisti e filologici, in quel di Bassano del Grappa conosce e frequenta il Poeta Alpino Gino Pistorello, detto “Pisto” e li cominciano le prime canzoni in Koinè Veneta e i primi testi da cantare nei  cabaret…ops, Osterie venete. Assorbe, come carta di carbone, il disagio dei cittadini, nei primi anni 90, le vicende di tangentopoli, della corruttela e del malvezzo di certi politici e si attiva denunciandole nelle sue canzoni di contestazione, Sempre Avanti (Eridania Records) ,  “Occhi di Lupo” e Figli di una Luna Storta” (Delta Dischi Milano), “Destinazione Libertà” dall’Album “LA STRADA BIANCA” (SONY/BMG), “Lotta” dall’Album “ECLISSI” . Concerti che lo portano in giro per tutto il nord Italia, dal 1998 al 2000. Nel 2004 cura, presenta e produce per RAI2 il programma Musicale “FREEDOM TV”, che va in onda in seconda serata, in collaborazione con Run Multimedia, FriendsandPartners e Webcast422, con uno share del 10,3% e con punte del 16%, un successo, se pensiamo che il Format promuoveva la musica territoriale. Poi il concerto alla notte bianca di Milano nel 2006, condividendo il palco con musicisti affermati quali Sting, Cesare Cremonini, Britti, Bennato, Grignani. L’anno dopo una sorta di black out, provocato da una serie di situazioni che lo hanno visto coinvolto, negli anni a seguire, in ben 5 processi, giustificandola si potrebbe ben catalogare come “Crisi Mistica” in realtà Borsato, aveva visto manipolati, calpestati e buttati al macero tutti quegli ideali in cui aveva creduto. C’è voluto un bel po’ per squarciare e togliersi di dosso quel velo scuro che lo aveva avvolto. Da prima l’amicizia con Massimo Bubola, che lo aveva accompagnato nella stesura del programma Freedom TV per la RAI e grazie al quale è riuscito a non dimenticarsi del suo amore per la musica, anche se, per la verità, con il menestrello veronese, autore di tante canzoni memorabili e oggi talentuoso scrittore, non ha mai prodotto nulla a livello musicale. C’è stato poi l’incontro con Marvin Etzioni, il mandolin man Californiano, produttore dei Counting Crows, con il quale ha prodotto un lavoro rimasto intimo, per pochi amici (500 copie stampate)  dal titolo “I GIORNI DELL’I.R.A., Album esplicitamente anarchico. E a parte un intermezzo nel 2014/15, dove ha partecipato al lavoro discografico dal Titolo “Rivo Basso” (Bio Music Zeromile Production e Daigo Music Italia), prodotto dall’amico cantautore Lorenzo Gabetta, dove Borsato ha contribuito scrivendo e componendo 3 delle 10 canzoni prodotte sotto lo pseudonimo di Brent Wild River.

Da quel momento Borsato si è eclissato fino all’inizio del 2021, dove, complice il Rocker e amico Massimo Priviero, si convince a rimettersi in sella. Ed è cosi che nasce il lavoro discografico “LIBERI E FORTI”, che uscirà a Marzo 2023 e del quale nelle prossime pagine avrete uno spaccato, canzone per canzone.

1 Intro (LIBERI E FORTI):

È un recitato che serve da manifesto all’album. Una sorta di dichiarazione, il più possibile poetica, d’intenti. Il mio desiderio di tenere idealmente strette nelle mani le storie che racconto, come Le figure libere e forti sulle quali è costruito tutto questo viaggio. Perché io sono loro e loro sono me.

2 FIGURE DI VAPORE:

Figure quasi invisibili. Molto spesso dal valore infinitamente più grande delle masse, che seguono percorsi predefiniti e già battuti. Sono come sbuffi di vapore, che escono dagli anfratti della terra. Eppure, anche se al primo sguardo non sembra, hanno colore, diverso, più intenso e forte. Loro si battono per dare aiuto concreto a chi vive ai margini della società e non ha voce o forza per andare avanti, a chi vive nel dolore imposto dai tiranni. L’ho scritta in contemplazione, anche se ho evitato una citazione diretta, pensando ad un uomo che ho ammirato profondamente; GINO STRADA.

3 BIRKENAU UNTER DEM BLAU:

Nel nostro novecento molte tragedie si sono succedute, dalle quali l’uomo ha imparato poco, molto meno di quanto avrebbe dovuto. Tanto è stato scritto su questi drammi senza tempo. Tanti libri, film e canzoni. Tanto di tutto, a futura memoria, anche se evaporata, del passaggio più terribile del male che gli esseri umani sono capaci di fare. E quello che non dovrebbe mai essere dimenticato, per non accadere più, ritorna invece con tutto il suo orrore. Ho voluto mettere anch’io la mia piccola pietra; come un rintocco di campana che sveglia le coscienze.

4 LE COLLINE D’ARMENIA:

Ci sono stati e ci sono anche oggi popoli in fuga. Uomini ai quale è stata rubata la terra. La storia d’Armenia è un esempio che acclara tutto questo. Tuttavia, ho cercato di raccontare questo dramma, in modo leggero, amplificando lo struggimento di un ricordo buono, che non può altro che venire da fotogrammi di momenti felici, stampati nella mente di chi li ha vissuti. Anche la nostalgia può essere un sentimento dolce se assaporato col sorriso, guardando lo scorrere del tempo passato, lì, alla Masseria, lungo la linea del sole.

5 NORMA:

La vicenda drammatica delle foibe e dei drammi nella terra d’Istria, ha avuto in questi ultimi anni, io dico fortunatamente, l’attenzione che meritava. Norma Cossetto era semplicemente una ragazza italiana. Una giovane donna innamorata della vita e dei suoi studi. Un’innocente, che ha pagato con la vita il fatto di essere nel luogo sbagliato al momento sbagliato. Dove la follia di menti criminali, alimenta se stessa uccidendo l’innocenza.

6 TIOCH FAIR AR LA’:

 Ho sempre avuto un po’ d’Irlanda nel sangue. E qui ne troverete tanta. Questa canzone è metafora di un cammino e di un sogno che non muore. Se siamo convinti che un giorno migliore dovrà arrivare, dobbiamo essere capaci anche di non dargli scadenze. Dobbiamo lavorare per quel giorno migliore. Soltanto in questo modo possiamo inseguire quel sogno. E in attesa di quel giorno possiamo anche ballare. In una magica sera. Vestita del verde inimitabile che ha solo un prato irlandese.

7 GENOVA:

 L’ho pensata grazie ad un ricordo, scritto e condiviso, da parte di una ragazza vicentina. Leggendola l’ho pensata dispersa nei carrugi genovesi. Mi sono identificato con lei. Tante volte, anch’io mi sono perso estasiato nei vicoli di Genova, osservando quelle che potreste chiamare increspature ideali. E associandola, mi venivano in mente le bellissime rughe di vita delle mani di mia nonna. Genova, nel racconto di Marta, si accostava così, nei miei pensieri, alla città a me più vicina, più dentro di me; Venezia, nel cui entroterra sono cresciuto e vivo.

8 EL BARBASTRIJO:

Con Gino Pistorello, detto “Pisto”, poeta di Bassano del Grappa, ebbi prima una didattica frequentazione e poi vera amicizia. Mi piaceva la sua maniera di essere artista, il suo modo di alzare gli occhi al cielo, la sua capacità di guardare e vedere oltre ciò che gli occhi vedono e di emozionarsi per ciò che l’uomo comune spesso non vede. In questo le rondini. Che ritornano, dopo aver svernato in Paesi esotici, al proprio nido e guardano meravigliati sotto il loro tetto una strana figura. Un animale che dorme a testa in giù, come un angelo caduto, un angelo sbagliato.

9 MALU ENTU:

Si può amare la propria terra d’amore infinito.. Fino a lasciare andare la propria vita, lasciarsi morire d’inedia, per dare un chiaro segnale al mondo, che  possa far capire  la necessità e l’aspirazione di liberare la propria madre terra.  Doddore Meloni, Indipendentista sardo, nell’anima aveva questa aspirazione, al pari dell’indipendentista irlandese, Bobby Sands, si è lasciato morire, così come un’allodola quando cerchi di toglierle la libertà di volare via, nel cielo infinito. Mi piace ricordarlo così, seduto su uno scoglio di Malu Entu, il suo Regno, in quella Sardegna che lui voleva libera e indipendente, a guardare il mare e il volo dei gabbiani, in cerca di una strada migliore per la sua gente.

10 CANZONE PER MICHELE:

Michele è un artista, figlio di un amico caro, ma è come fosse uno dei miei figli, un giovane con sogni che bruciavano da svegli e progetti importanti da realizzare. Scriveva canzoni, per comunicare ad altri giovani, tutto il vuoto che li circonda, soprattutto l’attenzione alle loro necessità e infondere speranza, per un futuro migliore. Voleva dare voce a loro, Michele, rischiarare un po’ l’esistenza e far in modo di tenere lontane le miserie del mondo. Un ragazzo portato via alla vita da un destino beffardo e dalla superficialità di chi dovrebbe essere sentinella attenta. Poteva dare molto; non glielo hanno permesso. Ma voglio credere che il suo sogno non sia finito qui e sia nel cuore dei giovani che lo hanno seguito e amato.

11 LA BAMBINA DI KIEV:

Qui non si parla di chi ha ragione o chi ha torto. Sarebbe pure troppo facile. Qui si fotografa la miseria degli uomini e la loro ostentata ignoranza, con il volto di una bambina costretta a lasciare la sua casa, il suo paese, a causa di una guerra che come tutte le guerre è ingiusta. Qui si parla di innocenti che pagano il prezzo della follia di chi pensa di risolvere tutto con la forza delle armi. Non è certo una storia nuova ed è per questo uso il verbo ignorare. È storia che si ripete, come fosse sindrome compulsiva, come maledizione dell’umanità. Una tragedia che ritorna e che sembra non aver mai fine. E gli occhi intrisi di lacrime, di una bambina, a prescindere dalla nazionalità, sono l’atto di accusa verso gli adulti che per bramosia di potere, calpestano tutto e tutti

12 LIBERI E FORTI:

Volevo tornare sul tema dell’album. Giusto sulle figure che ne sono protagoniste. Ma dopo il recitato iniziale ho pensato di farlo in modo enfatico, ritmico. Anche qui con un po’ di sapore irlandese, pur con riferimenti al country di matrice USA. Perché i liberi e i forti alla fine combattono e vanno avanti. Ed ogni giorno imparano che le porte vanno tenute aperte. Perché altri uomini liberi e forti, nel rispetto delle regole umane, possano entrare dentro ad una casa comune.

13 LA STRADA DEL DAVAI;

(bonus track): Ho sempre amato molto questa canzone. Perché parla di alpini. Perché canta nella mia lingua. Perché racconta di soldati contadini veneti e italiani nella guerra di Russia di tanti anni fa. Perché gli alpini sono stati e sono prima di tutto una comunità. Un modo di stare al mondo che è anche il mio. Perché siamo figli della stessa terra. Perché siamo in modo simile liberi e forti.

“Solo un ipocrita senza pudore, o uno sprovveduto senza cervello, potrà dirsi stupito (di quanto accade oggi): il Giusto non è nient’altro che l’utile del più forte”

Cit. Trasimaco

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